Ascolto empatico: nella nostra vita scolastica quotidiana, quanta attenzione prestiamo davvero a ciò che dicono gli altri? Durante i colloqui con genitori, i consigli di classe, le riunioni collegiali o i momenti informali con gli alunni, ascoltiamo davvero o stiamo solo aspettando il nostro turno per parlare?
L’ascolto consapevole in ambiente scolastico
Il termine attenzione, dal latino attendere, “tendere verso”, ci invita a orientarci con intenzione verso chi ci sta parlando. A scuola, l’attenzione autentica è il fondamento di ogni relazione educativa. Non si tratta solo di comprendere parole o concetti, ma di cogliere segnali, emozioni, non detti. Senza questo tipo di ascolto, si rischia di vanificare interazioni cruciali con studenti, colleghi, famiglie e dirigenti.
Empatia in classe: una competenza da allenare
L’ascolto può essere selettivo, ossia limitato e condizionato da pregiudizi, aspettative, stanchezza, oppure può evolversi verso un ascolto attivo ed empatico, fondato su concentrazione, sospensione del giudizio e apertura emotiva.
Per chi lavora nella scuola, allenare l’ascolto empatico significa:
- comprendere il comportamento degli alunni anche oltre la prestazione o la disciplina;
- entrare in relazione con colleghi e famiglie senza preconcetti;
- affrontare i conflitti con uno sguardo orientato alla comprensione, anziché al biasimo.
Carl Rogers ci ricorda che l’ascolto profondo coinvolge non solo le orecchie, ma anche occhi, mente, cuore e immaginazione. Nella pratica didattica, questo significa ad esempio:
- cogliere nei silenzi di uno studente una richiesta implicita d’aiuto;
- notare un cambiamento nella postura di un collega durante un consiglio di classe delicato;
- prestare attenzione al tono di voce di un genitore che sembra ostile ma, in realtà, è spaventato.
Ascolto empatico tra docenti e studenti
Quando un insegnante si allena all’ascolto empatico:
- non interpreta, ma osserva;
- non giudica, ma accoglie;
- non corregge subito, ma chiede chiarimenti per capire meglio.
In una scuola centrata sulla relazione, questo atteggiamento ha ricadute dirette su:
- la motivazione degli studenti, che si sentono valorizzati e rispettati;
- il clima della classe, che diventa cooperativo e non competitivo;
- la gestione dei comportamenti problematici, affrontati con strumenti educativi e non solo punitivi.
Una classe in cui ci si sente ascoltati è una classe in cui si può imparare meglio. Non solo per gli alunni, ma anche per gli insegnanti stessi.
L’ascolto empatico nei team scolastici
La scuola è un sistema complesso dove il successo educativo dipende anche dalla qualità delle relazioni tra adulti: insegnanti, collaboratori, segreteria, dirigenza. In questo contesto, l’ascolto empatico:
- rafforza il senso di appartenenza al gruppo;
- riduce conflitti e malintesi nelle riunioni;
- potenzia la collaborazione tra colleghi con approcci e personalità differenti.
Un docente che si sente ascoltato, sostenuto e valorizzato sarà più incline ad attivare comportamenti cooperativi e generativi, sia nel gruppo sia in classe. Per questo motivo, anche nella formazione interna delle scuole, l’educazione all’ascolto andrebbe prevista come competenza trasversale essenziale.
Empatia sì, ma con confini
Sviluppare empatia a scuola non significa annullare sé stessi per gli altri. L’eccessiva esposizione emotiva, soprattutto per chi lavora a stretto contatto con il disagio, può portare a burnout, stress e perdita di motivazione.Per questo, è fondamentale:
- imparare a riconoscere i propri limiti emotivi;
- stabilire confini sani nella relazione educativa;
- praticare forme di cura di sé (riflessione, supervisione, confronto tra pari).
L’ascolto empatico, per essere davvero efficace, deve poggiare su consapevolezza, autoregolazione e capacità di distacco, quando necessario.
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