Il tavolo delle trattative per il rinnovo del contratto scuola è pronto a riaprirsi con un nuovo appuntamento ufficiale: l’incontro tra ARAN e sindacati è fissato per il 15 luglio alle ore 11:00. Un momento importante per il comparto Istruzione, che attende risposte concrete su aumenti salariali, riconoscimenti professionali e diritti contrattuali.
Contratto scuola, trattativa in salita tra risorse limitate e inflazione in crescita: gli ultimi aggiornamenti
Il contesto economico in cui si inserisce la trattativa resta complicato. Le risorse disponibili per il rinnovo del contratto 2022-2024, pur consistenti sulla carta, risultano ancora inadeguate a coprire l’erosione del potere d’acquisto accumulata negli ultimi anni. Lo stesso Antonio Naddeo, presidente dell’ARAN, ha dichiarato a Orizzonte Scuola di non avere “la bacchetta magica”, confermando le difficoltà negoziali in corso. L’obiettivo è ambizioso: chiudere l’accordo prima della pausa estiva. Tuttavia, i segnali che arrivano da più parti lasciano intendere che la firma definitiva potrebbe slittare al 2026, nonostante le rassicurazioni iniziali.
Aumenti stipendiali: le cifre in ballo per docenti, ATA, università ed enti di ricerca
Secondo le previsioni economiche per il comparto Istruzione, gli aumenti medi previsti si attestano attorno ai 140 euro lordi mensili, con differenziazioni a seconda dei profili professionali:
- Personale ATA: circa 130 euro lordi mensili
- Docenti: circa 150 euro
- Università: 142 euro
- Enti di ricerca: fino a 211 euro
- AFAM (Alta Formazione Artistica e Musicale): 174 euro
Nonostante gli sforzi, questi incrementi non appaiono sufficienti a compensare il divario accumulato, soprattutto se si confrontano con l’inflazione reale. Dal 2021 ad oggi, l’aumento del costo della vita si aggira intorno al +18%, mentre gli adeguamenti salariali coprono appena un terzo di tale crescita.
Vacanza contrattuale e inflazione reale: una “coperta corta” per tutto il settore
Il problema della vacanza contrattuale, ovvero l’assenza di un contratto aggiornato, è ormai una costante del settore pubblico. L’indennità attualmente in vigore, aumentata dallo 0,6% di aprile all’1% da luglio 2025, rappresenta solo un parziale anticipo rispetto agli aumenti futuri. Una situazione aggravata dal fatto che i rinnovi nel pubblico impiego si basano sull’inflazione programmata, di gran lunga inferiore rispetto a quella reale registrata dall’Istat. I sindacati denunciano una condizione strutturale ormai cronicizzata, che rischia di far perdere definitivamente la funzione contrattuale come strumento di riequilibrio salariale.
Le altre rivendicazioni sindacali: buoni pasto, coordinatori di classe e mobilità
Oltre agli aspetti strettamente economici, la trattativa in corso tocca anche questioni normative e organizzative. Tra le proposte avanzate dalle organizzazioni sindacali:
- Buoni pasto da 13 euro al giorno per tutto il personale scolastico
- Valorizzazione economica del ruolo dei coordinatori di classe, oggi non retribuito in modo adeguato
- Trasparenza nell’uso dei fondi per il miglioramento dell’offerta formativa
- Mobilità del personale da riportare alla contrattazione collettiva, per tutelare il diritto alla famiglia.
Verso tre rinnovi in tre anni, ma la continuità è a rischio
Nel piano del Governo c’è l’idea di chiudere tre rinnovi contrattuali in tre anni:
- 2019-2021 (già concluso)
- 2022-2024 (in corso di trattativa)
- 2025-2027 (risorse già stanziate in legge di bilancio)
Tuttavia, senza una chiara volontà politica e senza una riforma strutturale dei meccanismi di finanziamento, il rischio è quello di tornare ai lunghi blocchi contrattuali del passato, che hanno segnato negativamente il mondo della scuola.
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