La recente ordinanza n. 13358 della Corte di Cassazione (20 maggio 2025) è un punto fermo nella definizione della responsabilità del contribuente in caso di irregolarità legate alla gestione dei bonus edilizi, dal Superbonus 110% agli altri incentivi fiscali. Il nodo principale riguarda la possibilità, per l’Agenzia delle Entrate, di contestare compensazioni indebite di crediti inesistenti anche quando il contribuente ha affidato l’intera gestione fiscale a professionisti. Il concetto di “colpa vigilata” introduce una linea di demarcazione tra chi si limita a delegare e chi, invece, esercita un controllo effettivo e documentato sulle operazioni svolte dai propri incaricati.
Bonus edilizi e responsabilità del contribuente: cessione e compensazione
La combinazione tra cessione del credito e compensazione in F24 ha favorito l’espansione dei bonus edilizi, ma ha anche aumentato le vulnerabilità del sistema. In molte situazioni, i crediti sono risultati inesistenti o non spettanti, dando avvio a verifiche fiscali che hanno coinvolto anche i committenti, indipendentemente dall’intervento diretto nelle operazioni. I soggetti più esposti sono coloro che si sono affidati a:
- General contractor
- Consulenti fiscali
- Tecnici abilitati
- Società terze per la gestione della pratica
In caso di errori, omissioni o veri e propri illeciti nell’attuazione del bonus, la delega non basta a esonerare il contribuente dalla responsabilità.
Il principio della “colpa vigilata”: come proteggersi
L’orientamento della Cassazione chiarisce che il contribuente, anche se ha conferito incarico a un professionista, mantiene un obbligo personale di vigilanza. La responsabilità fiscale non decade in automatico solo per la presenza di un contratto di incarico o una delega operativa. Il contribuente può essere sollevato da ogni addebito solo se dimostra di aver adottato condotte attive e diligenti, quali:
Misura adottata | Efficacia ai fini difensivi |
---|---|
Richiesta periodica di documentazione tecnica e fiscale | Dimostra interesse concreto |
Monitoraggio degli stati avanzamento lavori (SAL) | Evidenzia controllo attivo |
Verifica della coerenza tra i dati fiscali e i lavori reali | Riduce rischio di compensazione indebita |
Comunicazioni scritte con richieste di chiarimento | Rende tracciabile la vigilanza |
Segnalazioni tempestive alle autorità in caso di anomalie | Prova della reattività |
Quindi non è sufficiente richiamarsi alla “buona fede” se non accompagnata da comportamenti documentabili. Uno degli aspetti più delicati della sentenza riguarda la distinzione tra procedimento penale e procedimento tributario. Anche in caso di assoluzione in sede penale, il contribuente può restare fiscalmente responsabile. Questo perché i due procedimenti seguono logiche diverse:
Giudizio penale | Giudizio tributario |
---|---|
Riguarda la responsabilità personale penale | Valuta la condotta fiscale |
Richiede prove oltre ogni ragionevole dubbio | Basta la semplice verosimiglianza dell’omissione |
Può concludersi con assoluzione piena | Non esclude la responsabilità fiscale |
L’irrilevanza dell’esito penale rispetto agli accertamenti fiscali è quindi totale. Ciò rafforza ulteriormente la necessità, per il contribuente, di mantenere un ruolo proattivo di controllo durante tutta la durata dell’incarico affidato.
Chi ha usufruito del Superbonus è particolarmente esposto
Il messaggio della Cassazione è particolarmente rilevante per i contribuenti che hanno utilizzato il Superbonus 110%, incentivo che spesso ha richiesto la collaborazione di più soggetti. Sono frequenti i casi in cui:
- I crediti d’imposta sono stati generati da lavori non conformi
- I tecnici hanno redatto attestazioni infedeli
- Le imprese hanno emesso fatture per lavori mai eseguiti
In questo scenario, l’unica tutela possibile è la tracciabilità del controllo esercitato sul processo.
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