
La ricerca in campo psico-pedagogico sta dedicando sempre maggiore attenzione, a partire dagli studi di Daniel Goleman sull’intelligenza emotiva, ai fattori dell’apprendimento diversi dalla sola capacità di acquisire e governare razionalmente le conoscenze, ma spesso altrettanto importanti: tra questi le abilità sociali, cioè la capacità di relazionarsi con gli altri, di lavorare e studiare in team, di gestire i conflitti, l’empatia, la resilienza, la motivazione.
Tra le metodologie didattiche che puntano ad attivare tali fattori ha destato particolare attenzione negli ultimi anni quella che utilizza la narrazione esperienziale, attraverso la quale il soggetto che la pratica (lo stesso insegnante quando spiega, o l’alunno che riflette su ciò che sta apprendendo, o viene stimolato a farlo dal docente) si avvale della sua memoria, nella quale sono presenti anche forti componenti emotive, per ricostruire una informazione: un dato, una vicenda storica, un passaggio letterario o artistico che l’ha coinvolto anche emotivamente.
Questa tematica viene approfondita in un volume di Anselmo R. Paolone, docente di pedagogia generale presso l’Università di Udine, intitolato “Narrazione esperienziale e memoria, tra scienze dell’educazione, letteratura e neuropsicologia” (Aracne editrice, 2019), recentemente individuato come uno dei vincitori dell’edizione 2025 del “Premio di pedagogia Riccardo Massa” dell’università di Milano Bicocca.
Nel volume vengono presentate diverse modalità per intendere e “evocare” la memoria della vita esperita traendo esempi anche dalla letteratura narrativa (con particolare riferimento a Marcel Proust) e trovando in essa significative corrispondenze con alcune teorie neuropsicologiche (come quelle di Gerald Edelman e Antonio Damasio), che suggeriscono l’ipotesi che tali forme di narrazione siano particolarmente coinvolgenti ed efficaci, in quanto coerenti con alcuni processi della psiche umana, che nel volume di Paolone vengono riassunti nel concetto proustiano di “verità della mente” : una verità che contiene anche componenti emotive, sensazioni, elementi irrazionali, che fanno sì che la coscienza assomigli sempre meno al “cogito” cartesiano, come osservato da Damasio.
Di questa complessa problematica è utile che siano informati e consapevoli gli insegnanti che desiderano rendere più efficace il loro insegnamento.
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