Continua la battaglia della CGIL e della GILDA per vedere riportare giustizia sulla questione delle conferme dei docenti di sostegno su richiesta delle famiglie. Dopo il rigetto del TAR per meri motivi procedurali, le OO.SS. hanno impugnato l’ordinanza cautelare di rigetto del TAR innanzi al Consiglio di Stato, che ha fissato l’udienza di discussione per il prossimo 1° luglio.
Continuità docenti di sostegno: i motivi dell’appello
Le OO.SS. appellanti, con l’intervento già in primo grado di alcuni docenti contrari alla continuità dei docenti di sostegno, hanno censurato l’erroneità della decisione del TAR con riferimento ai profili di inammissibilità del ricorso introduttivo e hanno ribadito l’illegittimità del D.M. n. 32 del 26 febbraio 2025, chiedendo anche che sulla questione si pronunci la Corte Costituzionale.
A rischio l’inclusione scolastica
In particolare, gli appellanti hanno ribadito che il contestato D.M. contraddice il principio dell’inclusione scolastica: l’alunno H non è alunno del docente di sostegno, ma di tutto il Consiglio di Classe nell’ambito di un progetto inclusivo dell’alunno con disabilità. Anche CSPI (Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione) ha espresso preoccupazioni in merito, evidenziando il rischio di avallare la prassi errata di affidare lo studente disabile a un’unica figura, anziché valorizzarla come risorsa dell’intera classe. La figura dell’insegnante di sostegno è, per legge (L. n. 104/1992), contitolare della classe.
In realtà, la vera causa della mancanza di continuità è la precarietà dei docenti e l’unica misura idonea a garantire la continuità didattica è la stabilizzazione dei docenti precari, non misure temporanee che perpetuano la precarietà di docenti ed alunni.
Violazione del principio del merito
Ad essere violato, secondo gli appellanti, è inoltre il principio del merito il quale impone di preferire, in una procedura selettiva, coloro che per titoli culturali ed esperienza specifica sono maggiormente preparati e adatti al lavoro da svolgere.
Alcun margine viene lasciato alla possibilità di scelta da parte dell’utenza e, nello specifico, alle famiglie (almeno nella scuola pubblica).
Il rischio di sottostare a logiche clientelari
Assegnare alle famiglie il ruolo decisionale nella scelta dell’insegnante del proprio figlio significa piegare la scuola statale a logiche clientelari, compromettendo inevitabilmente l’oggettività, l’imparzialità e il buon andamento del sistema scolastico. In tal modo, infatti, il docente di sostegno che aspira alla conferma verrebbe posto in una posizione di sudditanza rispetto alle possibili ingerenze dei genitori, rendendolo, quindi, possibilmente ricattabile e di conseguenza non più soggetto alla pari nella alleanza educativa scuola-famiglia, nel rispetto dei ruoli di ciascuno, con una grave limitazione della libertà e della qualità d’insegnamento.
Orbene, non v’è chi non veda la pericolosità di un siffatto sistema che in realtà svilisce la qualità dell’inclusione scolastica, ledendo il diritto allo studio delle alunne e degli alunni con disabilità e impattando sugli alunni tutti.
La decisione del Consiglio di Stato
L’esito di questo appello al Consiglio di Stato sarà fondamentale per definire le future modalità di assegnazione dei docenti di sostegno e per riaffermare i principi del merito e dell’inclusione nel sistema scolastico.
Avvocato Maria Rosaria Altieri
Visita le nostre selezioni formative per la scuola: Visita il sito