Un’intervista al Corriere della Sera ha offerto al Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, l’occasione per chiarire uno dei provvedimenti più discussi: il divieto dell’uso degli smartphone in classe anche nelle scuole superiori, a partire dal prossimo anno scolastico. Una misura che, spiega il Ministro, non è affatto punitiva, ma anzi mira a promuovere la concentrazione, il benessere e la qualità dell’apprendimento, riducendo una dipendenza sempre più preoccupante tra i giovani.
Valditara: ‘Gli studenti non potranno tenere acceso lo smartphone in classe’
Smartphone spenti durante le lezioni: ecco cosa cambia
Dal settembre 2025, gli studenti delle scuole superiori non potranno più tenere acceso il cellulare durante le lezioni. Le singole scuole avranno autonomia nell’organizzazione concreta del divieto – ad esempio, molti istituti opteranno per contenitori appesi in aula dove depositare i dispositivi all’inizio della giornata. Durante l’intervallo? La gestione sarà a discrezione delle scuole, ma il principio resta lo stesso: durante l’orario delle lezioni, priorità all’attenzione.
Perché vietare i cellulari ma non i tablet?
Una delle critiche più frequenti riguarda la distinzione fra cellulari vietati e tablet consentiti. Il Ministro è chiaro: “Il cellulare a scuola, ai fini della didattica, è pressoché inutile”. E lo motiva con numeri: grazie agli investimenti degli ultimi anni (2,1 miliardi), si è passati da un dispositivo digitale ogni 7 studenti nel 2020 a 1 ogni 3 oggi, con un terzo delle scuole dove ogni alunno dispone del proprio. In questo contesto, i dispositivi autorizzati per la didattica saranno tablet e PC, strumenti controllati e mirati all’apprendimento.
I dati che preoccupano: dipendenza da smartphone e rendimento scolastico
Valditara cita diversi studi per motivare il giro di vite. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, oltre il 25% degli adolescenti ha un uso problematico dello smartphone, con ripercussioni su salute mentale, sonno e relazioni sociali. Il 38% dei ragazzi tra i 13 e i 19 anni ha problemi di sonno legati all’abuso del cellulare, secondo il professor Ferini Strambi del San Raffaele. Sul piano scolastico, i dati Ocse-Pisa confermano che il rendimento in matematica peggiora se si studia usando lo smartphone. In sintesi, la didattica tradizionale o basata su strumenti specifici (come tablet e PC) è più efficace e meno dispersiva.
Sanzioni e regolamenti: cosa rischia chi non si adegua
Chi non rispetterà la nuova regola sarà soggetto alle sanzioni disciplinari previste dal regolamento interno dell’istituto, che dovrà adeguarsi alla circolare ministeriale. Non si tratterà, quindi, di una sanzione unica imposta dal Ministero, ma di un’applicazione flessibile all’interno dell’autonomia scolastica.
Educazione digitale e intelligenza artificiale: il cellulare resta fuori
Il Ministro distingue nettamente l’uso del cellulare dalle nuove frontiere della didattica digitale. “Durante le ore di educazione civica insegniamo l’uso consapevole degli strumenti digitali, smartphone compresi”, afferma Valditara. Ma questo non implica che lo smartphone debba entrare in aula. La sperimentazione con l’intelligenza artificiale nella didattica, per esempio, avviene su tablet o PC, con software controllati e obiettivi formativi ben precisi.
“Più scuola senza telefono, più gioco libero”
Valditara chiude citando lo psicologo Jonathan Haidt e il suo libro La generazione ansiosa, che dimostra l’impatto negativo degli smartphone su memoria, concentrazione e benessere psichico degli adolescenti. Meno telefono, più tempo per la scuola e la vita reale: è questo l’obiettivo finale.
In arrivo anche la riforma dell’esame di Maturità
Nella stessa intervista, il Ministro ha annunciato anche una novità simbolica ma significativa: il ritorno al nome “Esame di Maturità”, abbandonato in favore di “esame di Stato” durante l’epoca Berlinguer. Resteranno le tre prove, con la seconda sempre di indirizzo. Tuttavia, verrà rafforzato il colloquio orale, che dovrà misurare non solo le conoscenze, ma anche autonomia, responsabilità e maturità personale.
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