Il prossimo anno scolastico 2025/26 si aprirà con premesse tutt’altro che rassicuranti per il corpo docente italiano. Le difficoltà economiche vissute da migliaia di insegnanti in ogni angolo del Paese, soprattutto precari (ma anche di ruolo) si fanno sempre più sentire. Alla costante crescita delle richieste professionali, non corrisponde un adeguato investimento sul benessere e sulla dignità economica di chi ogni giorno entra in classe. Sempre più docenti, soprattutto nel Nord e nelle grandi città, prendono in considerazione il trasferimento o addirittura l’abbandono della professione per l’impossibilità di costruirsi un futuro dignitoso.
Insegnanti in ginocchio: stipendi insufficienti per pagare l’affitto e le altre spese
Stipendi fermi e costo della vita in aumento
Secondo dati recenti, un docente con 9-14 anni di servizio percepisce in media 1.710 euro netti al mese. Tuttavia, il costo medio della vita in regioni come la Lombardia si aggira intorno ai 1.625 euro mensili, lasciando un margine esiguo per affrontare spese impreviste o risparmiare. Dal 2008, l’Italia ha registrato una diminuzione degli stipendi reali del 8,7%, il peggior dato tra i Paesi del G20.
Precariato, affitti insostenibili per i docenti fuori sede
Molti insegnanti precari denunciano ritardi nei pagamenti che si protraggono per mesi. Alcuni dirigenti scolastici hanno anticipato di tasca propria somme per consentire ai docenti di pagare l’affitto. Il fenomeno del caro affitti sta compromettendo la qualità dell’istruzione e la dignità del lavoro docente, con effetti devastanti soprattutto per chi proviene dal Sud e per i docenti monoreddito. Gli affitti nelle principali città del Centro-Nord hanno registrato un incremento medio del 13,6% al metro quadrato, con punte del 17,7% nel Nord-Ovest rispetto all’anno precedente.
Ludovica, insegnante 39enne a Milano, paga 650 euro per una stanza con bagno e cucina condivisi. Con uno stipendio di 1.500 euro, le rimangono pochi soldi per vivere, costretta a condividere casa nonostante l’età e l’esperienza. Un docente di ruolo a Bologna, con uno stipendio di circa 1.500 euro al mese, non riesce a permettersi un monolocale. Condivide un appartamento con un collega, dormendo su un divano letto in cucina, mentre cerca di far fronte a spese sempre più elevate. Elisa, insegnante da nove anni a Milano, ha deciso di tornare in Sicilia a causa del costo della vita insostenibile. Con uno stipendio di 1.560 euro, 650 vanno via per l’affitto, lasciandole solo 300 euro al mese per vivere.
Proposte e richieste di intervento
Sindacati e associazioni di categoria chiedono interventi urgenti per affrontare questa crisi:
- Adeguamento degli stipendi al costo della vita regionale;
- Introduzione di un’indennità di residenza per i docenti che operano in città con un alto costo della vita;
- Stabilizzazione dei docenti precari e semplificazione delle procedure di pagamento.
È fondamentale che le istituzioni riconoscano il valore del lavoro degli insegnanti e adottino misure concrete per garantire loro condizioni di vita e di lavoro dignitose.
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