Il sistema di valutazione basato sulla media aritmetica dei voti continua a essere adottato in Italia. Tuttavia, questo criterio riduce l’apprendimento a un semplice calcolo, ignorando l’evoluzione individuale, il contesto, le difficoltà superate e le competenze acquisite. Alcuni giorni fa il docente e scrittore Enrico Galiano ha fatto Alcune riflessioni sull’argomenti. Il suo video ha scatenato una polemica, che ha dato vita ad ulteriori puntualizzazioni. Vediamone alcune.
Voti aritmetici: l’apprendimento non è un processo lineare
L’apprendimento non è un processo lineare: include fasi di rallentamento, momenti di svolta, consolidamento di conoscenze trasversali e cambiamenti di metodo. Quando si attribuisce un voto numerico fisso a ogni verifica e se ne calcola la media per rappresentare l’intero percorso, si rischia di offrire un’immagine parziale, impersonale e talvolta ingiusta del reale valore dello studente.
Media dei voti scolastici: l’eterogeneità delle discipline invalida il principio
Ogni materia scolastica possiede logiche, metodologie e linguaggi distinti. Anche all’interno della stessa disciplina, le competenze richieste per affrontare un argomento possono variare drasticamente. Per esempio, in italiano, interpretare un testo poetico non è equiparabile all’analisi di un articolo giornalistico.
Attribuire lo stesso peso a tutte le verifiche e trattarle come equivalenti nel calcolo della media aritmetica equivale a equiparare competenze molto diverse. Ne consegue una rappresentazione distorta della padronanza complessiva della materia. Utilizzare la media come sintesi definitiva ignora le differenze tra prove, tra studenti e tra momenti dell’anno scolastico.
Il voto dovrebbe riflettere l’evoluzione, non l’origine
Un sistema di valutazione che si limiti a sommare i numeri senza tenere conto del contesto equivale a una fotografia sfocata. La valutazione, invece, dovrebbe essere un video: raccontare il movimento, il progresso, il cambiamento.
Contrariamente a quanto si pensa, non è il registro elettronico a determinare la media, ma il docente. Il sistema informatico suggerisce, ma l’insegnante deve esercitare un giudizio critico. Ogni voto deve essere motivato e contestualizzato. È un errore delegare a uno strumento automatico una decisione che riguarda la crescita personale. Questo tipo di delega riduce l’insegnamento a burocrazia e indebolisce il ruolo educativo della scuola.
La valutazione deve stimolare, non classificare. Deve essere orientata a valorizzare il potenziale, l’impegno costante, la capacità di superare difficoltà. Quando si paragona uno studente costante con uno che si riscatta sul finale, è sbagliato “pareggiare i conti”. Non si tratta di premiare la regolarità a scapito del miglioramento, ma di riconoscere il valore di entrambi. La scuola non è una gara tra studenti, ma un accompagnamento individuale nella crescita personale.
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