La protesta dei docenti precari sul concorso PNRR3: “Siamo meritevoli e stufi di essere ignorati”

Concorso PNRR3, l’annuncio del nuovo concorso docenti PNRR3, in arrivo a fine anno e pensato (anche questo come i primi due) per colmare i posti vacanti e raggiungere gli obiettivi europei del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sta suscitando un’ondata di polemiche nel mondo della scuola. In particolare, tra i docenti precari – molti dei quali con anni di insegnamento alle spalle – serpeggia un malcontento sempre più diffuso: c’è chi parla apertamente di “presa in giro” e di “ennesima corsa a ostacoli” imposta a chi ha già dimostrato sul campo la propria professionalità.

Concorso docenti PNRR3, la rabbia dei precari: “Meritiamo la stabilizzazione, non un altro concorso”

Sui social, in particolare nei gruppi Facebook dedicati al mondo scolastico, si moltiplicano i messaggi di protesta. Il punto centrale è chiaro: molti insegnanti ritengono ingiusto dover affrontare l’ennesima selezione dopo anni di servizio nelle scuole pubbliche italiane. Secondo i docenti, il concorso non rappresenta una vera soluzione al problema del precariato cronico, ma piuttosto un’ulteriore occasione per spostare in avanti il traguardo della stabilizzazione.

Le critiche sui social a un sistema che non premia l’esperienza

“Sarebbe ora di fare una protesta seria contro questo sistema – si legge in un post pubblicato su Facebook – Ci hanno preso per bancomat da far guadagnare le università telematiche e noi precari a vita”. Molti docenti evidenziano l’aspetto paradossale per cui, nonostante anni di servizio, restano esclusi: “Basterebbe assumere dalle graduatorie seguendo il punteggio associato”. La richiesta è chiara: assegnare la cattedra a chi ha già dimostrato capacità, senza nuove prove che replicano l’ansia e l’incertezza del passato.

La voce dei precari: “Non serve un altro concorso, ma il riconoscimento del merito”

A leggere i commenti pubblicati sui social, emerge un sentimento di delusione profonda. I precari non si oppongono tout court al principio della selezione pubblica, ma contestano l’assenza di una via strutturata che valorizzi davvero l’esperienza professionale. Chi ha accumulato anni di supplenze, spesso in condizioni difficili e con compensi non sempre adeguati, si sente escluso da un sistema che continua a chiedere nuove prove, ignorando il lavoro svolto quotidianamente nelle aule scolastiche. Non è raro leggere commenti di chi chiede l’introduzione di graduatorie ad esaurimento o meccanismi di immissione in ruolo che considerino seriamente il servizio già prestato. Per molti, il concorso PNRR3 è percepito come l’ennesimo strumento pensato più per inseguire gli obiettivi numerici richiesti dall’Europa che per offrire una vera stabilità agli insegnanti.