Referendum 8-9 giugno, con un comunicato diretto e senza mezzi termini, il movimento Scuola Lavoro e Libertà esprime forte disappunto per l’atteggiamento delle forze politiche di maggioranza in merito al referendum abrogativo che si terrà nelle giornate dell’8 e 9 giugno 2025.
Referendum 8-9 giugno: Scuola Lavoro e Libertà accusa la maggioranza di boicottaggio antidemocratico
Il referendum propone cinque quesiti, di cui quattro riguardano il mondo del lavoro – licenziamenti illegittimi, tutele nei piccoli contesti aziendali, contratti a termine e responsabilità solidale negli appalti – e uno tocca il delicato tema della cittadinanza e dei requisiti di residenza. Al di là del contenuto dei quesiti, il movimento punta il dito contro l’invito all’astensionismo lanciato da alcuni esponenti della maggioranza. Una posizione definita “immorale e anticostituzionale”, soprattutto se proveniente da chi ricopre incarichi istituzionali.
“Il referendum è uno degli strumenti più alti della partecipazione democratica – si legge nella nota – e scoraggiare il voto significa negare ai cittadini la possibilità di esprimersi su temi cruciali come il lavoro, la giustizia sociale e i diritti civili”. Il movimento richiama anche l’articolo 48 della Costituzione, che definisce il voto “personale, eguale, libero e segreto”, sottolineando come il suo esercizio sia un dovere civico.
Il quesito sul precariato parla anche alla scuola
Particolare attenzione è dedicata al quesito n. 3, che riguarda direttamente il problema del precariato e dei contratti a termine, con ricadute significative anche per il settore pubblico e la scuola. Il quesito mira a cancellare norme che, secondo i promotori, ostacolano la stabilizzazione di lavoratori che da anni ricoprono posti a tempo determinato, in particolare i docenti precari. “Pur non rappresentando una soluzione definitiva – sottolinea Scuola Lavoro e Libertà – l’abrogazione di queste norme potrebbe segnare un passaggio fondamentale verso il riconoscimento di diritti negati per troppo tempo”.
Il movimento ricorda come molti dei partiti oggi al governo abbiano promesso, in campagna elettorale, un piano di stabilizzazione per i docenti precari, salvo poi – accusa – “disattendere ogni impegno e ignorare sistematicamente il problema”. Secondo Scuola Lavoro e Libertà, la strategia della maggioranza appare chiara: “Tagliare fuori dal sistema del lavoro migliaia di docenti che per anni hanno retto la scuola pubblica” e “strutturare definitivamente l’Istruzione sulla base del lavoro precario”, che oggi coinvolge circa un quarto del corpo docente.
L’appello al voto: ‘Difendiamo la democrazia’
In conclusione, il movimento invita tutti i docenti, precari e di ruolo, a recarsi alle urne e a mobilitarsi affinché l’opinione pubblica comprenda l’importanza di questo appuntamento. “Esprimersi al referendum – scrivono – significa esercitare un diritto, ma anche un dovere. Significa scegliere di stare dalla parte della democrazia, della partecipazione e della giustizia sociale. Ogni scelta contraria – dettata da calcoli personali o da strategie politiche opache – rappresenta un tradimento dei lavoratori e uno sfregio ai diritti umani”.
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