Dal 1° luglio 2025, per molti cittadini italiani lo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) potrebbe non essere più gratuito. L’annuncio da parte di alcuni identity provider ha già sollevato un’ondata di polemiche e preoccupazioni, soprattutto tra coloro che fanno ampio uso dei servizi digitali della Pubblica Amministrazione: dalla scuola alla sanità, dalla previdenza ai concorsi pubblici.
SPID a pagamento da luglio? Cosa cambia per i cittadini
Un servizio nato gratuito che ora rischia di diventare un onere: cosa prevede la norma e cosa stanno facendo i gestori
A determinare questa svolta è la fine dei finanziamenti pubblici erogati per mantenere gratuito il servizio SPID. I gestori – come Poste Italiane, Aruba, TIM, Infocert, Namirial e altri – sono enti privati convenzionati con lo Stato che forniscono gratuitamente l’identità digitale dal 2016, anno del lancio del sistema. Tuttavia, senza un rinnovo delle risorse da parte del Governo, stanno ora valutando l’introduzione di tariffe annue, che potrebbero aggirarsi tra i 10 e i 15 euro, a seconda del provider. Al momento, non tutti hanno definito il nuovo tariffario, ma alcune realtà hanno già pubblicato i nuovi costi per il rinnovo dello SPID. Resterà gratuito solo per alcune categorie vulnerabili? Al momento non esiste una norma chiara in tal senso.
Un paradosso per un servizio pubblico essenziale
Lo SPID è diventato uno strumento imprescindibile per accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione: iscrizioni scolastiche, concorsi, fascicolo sanitario elettronico, INPS, INAIL, Agenzia delle Entrate, bonus e sostegni economici. Introdurre un pagamento, pur contenuto, rischia di penalizzare proprio le fasce più fragili, che più spesso accedono ai servizi online per esercitare diritti fondamentali. Il rischio è quello di una digital divide “di ritorno”, dove l’accesso ai servizi digitali torna ad essere selettivo in base alle possibilità economiche, vanificando anni di politiche di digitalizzazione inclusive.
Il passaggio alla Carta d’Identità Elettronica (CIE) sarà la soluzione?
Nel medio termine, il Governo punta a superare lo SPID a favore della CIE digitale, che diventerebbe l’unico strumento di identificazione digitale nazionale. Tuttavia, la transizione è lenta, e ad oggi oltre 33 milioni di cittadini usano lo SPID attivamente, contro una platea ancora ridotta di utenti che utilizzano la CIE per accedere ai servizi online. Nel frattempo, chi non vuole o non può pagare rischia di rimanere tagliato fuori.
Le reazioni: consumatori e sindacati in allerta
Diverse associazioni dei consumatori, tra cui Altroconsumo e Codacons, hanno già chiesto al Governo di intervenire per evitare che un servizio pubblico venga reso a pagamento senza alternative gratuite e universali già operative. Anche alcune sigle sindacali hanno espresso preoccupazione per l’impatto che questo potrà avere sui cittadini meno digitalizzati, in particolare anziani e famiglie a basso reddito.
Cosa devono fare i cittadini
Al momento, chi possiede un’identità SPID non è obbligato a pagare fino alla scadenza annuale del servizio. Dopo quella data, sarà necessario verificare con il proprio provider le nuove condizioni contrattuali. Per chi non intende sostenere il costo, è possibile in alternativa attivare la CIE digitale, ma servono:
- una Carta d’Identità Elettronica valida,
- il codice PIN completo (spesso smarrito da molti), e l’app CieID installata su un dispositivo compatibile.
Un processo non sempre semplice né immediato per tutti.
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