Stipendi scuola, la Direttiva UE 2023/970 impone maggiore trasparenza salariale entro il 2026

Con l’entrata in vigore della Direttiva (UE) 2023/970, che dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il 7 giugno 2026, l’Unione Europea punta a contrastare in modo strutturale le disparità retributive e a promuovere la parità di trattamento nei luoghi di lavoro, sia nel settore pubblico che in quello privato.

Retribuzioni nella scuola, la Gilda chiede trasparenza: “Senza equità non c’è meritocrazia”

In questo contesto normativo, la Gilda degli Insegnanti lancia un appello forte e diretto: “È arrivato il momento di garantire criteri chiari e trasparenti per la distribuzione delle risorse economiche all’interno delle istituzioni scolastiche. Fino ad oggi – denuncia il coordinatore nazionale Vito Carlo Castellana – la gestione dei compensi all’interno delle scuole è stata spesso poco chiara. I docenti non sono messi nelle condizioni di conoscere i criteri adottati, gli importi distribuiti, né tantomeno i nomi dei beneficiari. Questo genera tensione tra colleghi e un senso di disillusione professionale”.

L’Europa chiede equità retributiva per lavori di pari valore

La richiesta della Gilda si basa su principi precisi sanciti dalla direttiva europea. L’articolo 1 ribadisce il diritto a una parità di retribuzione per uno stesso lavoro o per lavori di pari valore, mentre l’articolo 35 impone ai datori di lavoro l’obbligo di rendere accessibili i criteri di determinazione e progressione degli stipendi. Da qui, l’invito rivolto al Ministero dell’Istruzione e alle singole istituzioni scolastiche: attuare subito misure concrete per la trasparenza retributiva, come la pubblicazione annuale dei criteri adottati, degli importi assegnati per ogni attività retribuita, e la possibilità per i lavoratori di consultare i livelli retributivi medi e mediani.

Trasparenza come prerequisito per meritocrazia e valorizzazione

“Senza trasparenza e imparzialità – conclude Castellana – non ci può essere una reale valorizzazione del lavoro docente, né tanto meno meritocrazia. Eppure, sono proprio questi i valori che la scuola pubblica dovrebbe incarnare: correttezza, legalità ed equità”.